Parla il regista: ecco cosa c’è voluto per girare Battle of the Bastards!

“La cosa più complicata dal punto di vista logistico al quale abbia mai lavorato”

Ecco come il regista Miguel Sapochnik descrive la realizzazione dell’incredibile episodio di Game of Thrones di domenica, “Battle of the Bastards”.

Il regista riporta ad EW un resoconto onesto e dettagliato di cosa è servito per portare sullo schermo la Battaglia dei Bastardi: è un’intervista che ci dà non solo una prospettiva ravvicinata riguardo il mettere in scena lo scontro, ma anche ci permette di avere un’idea di come sia dirigere un’enorme battaglia, da dietro le quinte. In precedenza, Sapochnik ha diretto “Hardhome” nella stagione passata, ed è anche a capo del finale da 69 minuti della prossima settimana.

EW: Abbiamo visto battaglie campali in tanti film. C’erano alcuni elementi che hai cercato di emulare o di evitare, se pensiamo a quello che abbiamo già visto sul grande schermo?

MS: Ho guardato ogni battaglia in campo aperto che ho potuto trovare (anche filmati di battaglie vere), e ho cercato dei denominatori comuni – cosa funziona, cosa no, cosa ti tira fuori dall’esperienza e cosa invece ti tiene incollato a quello che sta succedendo. Più guardavo queste scene e più mi rendevo conto che le riprese aeree che adesso sono sinonimo della carica finale, non ti permettono di essere pienamente in quel momento. Voglio dire, vivi la situazione come un osservatore oggettivo, in tutta la sua gloria, senza nessun senso del pericolo per l’inevitabile impatto della carica di centinaia di questi animali. Ero interessato in cosa si dovesse provare, lì sul campo quando questa roba succede. Terrore assoluto? Un momento di chiarezza? Che pensieri attraversano la tua testa quando sei in questa situazione?

Dopo “Hardhome”, negli uffici di Game of Thrones c’erano molte persone felici. Però, c’era anche la consapevolezza che, in qualche modo, avremmo dovuto rendere “BOB” migliore. Personalmente, io ho sentito la pressione del caso, e dunque ho cercato di scansarla il più rapidamente possibile, usando come mantra questa risposta: “Facciamolo al meglio.” 

I creatori della serie, David Benioff e Dan Weiss hanno detto che il team si è rivolto a delle battaglie storicamente accadute, per mettere in scena questa. A quali battaglie o tattiche specifiche vi siete ispirati?

Esatto. All’inizio, abbiamo basato BOB sulla battaglia di Agincourt, che fu combattuta da Francesi e Inglesi nel 1415. Ma quando i nostri bisogni sono cambiati, così come i vari budget, è diventata più simile alla battaglia di Canne, quella tra i Romani e Annibale del 216 a.C.

L’aspetto tattico-strategico era fondamentale per David e Dan. Volevano che il focus fosse su quello, in modo che fosse possibile vedere il modo in cui Ramsay intrappola e supera numericamente le forze di Jon, quasi nello stesso modo in cui Davos aveva pianificato di sconfiggere l’esercito di Bolton. Inoltre, ho fatto diverse ricerche su Alessandro Magno, che è leggendario per quanto riguarda la sua abilità nella strategia militare.

Detto questo, ad un certo punto bisogna finire di ricercare e raccontare una buona storia. Il muro con gli scudi di Bolton, per esempio, è stato un metodo della produzione per emulare una mossa “doppio avvolgimento con pinze” [senza] usare i cavalli come nel copione originale, è anche un modo per evitare di vedere l’orizzonte sul campo e dunque dover vestire meno cadaveri o mettere in scena combattimenti così profondi, perché non avevamo abbastanza soldi.

Inoltre, mi è piaciuta molto la visione di un muro di croci Bolton rosse e bianche sugli scudi. Dava un senso molto fascista e grafico.

Da quanto ho capito, aggiungere cavalli rende tutto più difficile. Qual è stata la parte più complicata, in questo caso?

Il tempo. Tutto impiega almeno il 50% in più. E poi hanno bisogno di un terreno solido su cui correre, e quando pioveva, il campo diventava una palude e dovevamo cospargerlo di ghiaia per renderli più sicuri sugli zoccoli. Inoltre, anche i cavalli si annoiano e si spaventano e alcuni “recitano” meglio di altri. Hanno anche bisogno di un campo diverso in cui riposarsi. Oh, e cag– e fanno la pipì tutto il tempo. 😀

Infatti, una delle scene più difficili da girare è stato il parlay tra le diverse fazioni prima della battaglia vera e propria. Avere un sacco di cavalli che stanno lì tutto il giorno e non fanno nulla è molto più difficile che farli galoppare in giro. Scoreggiavano e facevano la pipì spesso, soprattutto durante le battute di Kit Harington. (Povero Kit! -Quinn-)

Qual è stata la sfida più difficile in generale, per quanto riguarda mettere tutto questo in scena?

Solo la logistica di mettere in scena una battaglia di queste dimensioni è stata una battaglia degna di questo nome, senza tutta la storia di vita/morte. Ad esempio: il numero di giorni impiegati per girarla, dove l’abbiamo girata. Cosa succede se piove? Come dai da mangiare a 600 persone ogni giorno? le decisioni creative che prendo sono largamente influenzate da semplici preoccupazioni pratiche.

Come ogni volta che lanciavamo una carica della cavalleria, poi ci volevano 25 minuti per piazzare di nuovo la neve finta sul campo e cancellare le impronte degli zoccoli. Un’altra cosa da considerare era come fare in modo che 500 comparse sembrassero 8.000, dato che giravamo in un campo in cui non si possono nascondere gli errori. Diventa un po’ come una pazza equazione matematica.

E infine: come mantieni questi uomini abbastanza carichi da correre l’uno contro l’altro, coperti di fango, sotto la pioggia e poi farli correre l’uno contro l’altro ancora e ancora per 25 giorni, 10 ore al giorno, senza che ti mandino a quel paese?

L’altra vera sfida era il nostro programma. Dopo aver letto la traccia per la prima volta (non avevamo ancora un copione), siamo andati a vedere la location, un pezzo di terra privato, chiamato Saintfeld, in Irlanda del Nord. I produttori mi hanno chiesto di dare loro un’idea di quanti giorni pensavo mi sarebbero serviti per girare. Dopo alcune ore, ho detto 28. Mi hanno risposto che ne avevo 12.

Alla fine – probabilmente alcuni mesi dopo – siamo arrivati a 25 giorni, incluso il parlay sul campo di battaglia precedente alla stessa e tutte le scene a Grande Inverno dopo la BOB. Raggiungere quel numero è stata la sfida più grande. Trovare un modo di organizzare tutto così da utilizzare bene ogni singolo minuto e sfruttare ogni secondo del nostro tempo è stato l’affare più complicato dal punto di vista logistico al quale abbia mai lavorato. Alla fine di tutto questo, avevamo circa 500 comparse, 160 tonnellate di ghiaia, 70 cavalli e cavalieri, 65 stuntmen, 7 attori principali, spesso 4 troupe, 25 giorni per girare e circa 600 membri del team.

So che quando giri cerchi una storia e dei momenti tra i personaggi come procedi, puoi darci qualche esempio?

Un giorno mentre giravamo BOB, c’è stato un momento in cui ho capito che non potevamo completare la sequenza come avevamo programmato. Tre giorni di pioggia battente avevano trasformato il campo in una palude profonda 20cm, con fango così denso che molte cose stavano rallentando, e con esse l’umore generale. 

Quindi ho scritto una lunga email a David e Dan e agli altri produttori, suggerendo un’alternativa che pensavo avremmo potuto realizzare nel tempo rimanente: ovvero, avrei girato senza un copione. 

Nemmeno 15 minuti dopo, ricevo la risposta di David e Dan. Dicevano che il fatto che non saremmo riusciti a finire come da copione non era il massimo, ma capivano in che situazione fossimo e che si fidavano di me, di farlo.

Credo che quella sezione del combattimento – in cui Jon è quasi sepolto vivo dalla carica dei bruti presi dal panico – sia diventata una dei miei piccoli momenti preferiti della sequenza. Niente effetti speciali, nessun combattimento, solo Kit che ci regala un’interpretazione stallare e una folle ripresa dall’alto mentre cerca di uscire (l’abbiamo battezzata affettuosamente “la scena della rinascita”). L’altra ragione per la quale mi è piaciuto è il fatto che mi abbia permesso di seguire il mio istinto, farlo e basta. Quel tipo di fiducia non si compra ed è stato come un privilegio, ricevere quel tipo di supporto dai produttori per addentrarmi in territorio inesplorato, in un gioco dalla posta così alta.


Quando Ramsay ha giocato a cacciare Rickon, il suo vero obiettivo era Jon Snow?

Certamente. Nelle scene che precedono la battaglia, Sansa avverte Jon di non cadere trappola dei giochi di Ramsay, cosa che invece fa. La morte di Rickon è solo un’esca per Jon, ed è incredibilmente efficace.

Spostandoci a Meereen, abbiamo una scena d’azione con tre draghi, una cosa che non era mai successa prima. Quali erano i tuoi obiettivi per quella sequenza e quanto è stato complicato girare una scena d’azione con tre draghi virtuali?

Ha aiutato avere Joe Bauer e Steve Kullback (supervisore e produttore degli effetti speciali). I draghi sono davvero i loro bambini, quindi dopo aver pre-visualizzato e girato gli elementi veri, si tratta solo di lasciare tutto a loro e vedere quello che viene fuori.

Per questa sequenza, David e Dan hanno detto che volevano vedere una “dimostrazione” di quello che succederà. Quindi ho provato ad approcciarla nel modo più elegante, epico, da grande film che ho potuto.

Con la BOB dietro l’angolo, queste due sequenze erano in competizione per le risorse e questo ha giocato un ruolo importante in quello che abbiamo girato. Mentre girare la BOB è stato un po’ più rilassato, a causa degli elementi reali presenti, la battaglia di Baia degli Schiavisti è stata programmata scatto per scatto.

Abbiamo parlato molto di come riprendere i draghi, in modo che non spiccassero troppo, non risultassero troppo fantastici. Ho continuato a proporre l’idea di scatti che dessero l’impressione di essere stati girati veramente, come se i draghi fossero veri. 

Ho anche pressato per fare in modo che i draghi rompessero il fotogramma. Ovvero, rendere il fotogramma leggermente più piccolo del drago, in modo da dare l’impressione di una fotografia di fauna “in volo”. Questi cosi dovrebbero essere così grandi e veloci, da rendere difficile star loro dietro.

Poi abbiamo dovuto dare fuoco ad alcune barche e soldati per davvero – il che è stato divertente, considerando che stava piovendo e avevamo una sola barca che non potevamo bruciare sul serio. Un sacco di tempo usato per girare è impiegato solo per provare a far quadrare un cerchio, e roba simile.

Una volta che è tutto girato, gli effetti speciali e la produzione hanno costruito un sistema di sospensione cardanica, idraulico, multi direzionale e controllato da un computer, a forma del dorso di un drago, in modo che Emilia Clarke potesse cavalcarlo e noi potessimo girare. In pratica è la sua mini montagna russa personale, che abbiamo girato a Belfast e poi unito alle riprese finali.
Oh, e anche se tutto questo doveva succedere nel clima caldo e secco di Meereen, in realtà abbiamo girato nella pioggia grigia della nuvolosa Banbridge, in Irlanda del Nord.

Senza entrare nei dettagli, ovviamente, in generale cosa ti esalta, del lungo finale della prossima settimana?

Il fatto che sia epico quanto il nono episodio…ma per ragioni completamente diverse.

 Traduzione: Alessandra P.
Editing e adattamento: Quinn

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