Kit ricorda le prime recensioni lette “Jon Snow è noioso”, e come è stato lasciare lo show

Kit intervistato recentemente per Variety racconta del suo futuro, di Jon Snow, l’ultima stagione e molto altro!

La prima cosa che si nota di Kit Harington sono i capelli. O la loro mancanza. Nel “Trono di Spade”, lo show che gli ha portato fama globale nel ruolo dell’eroe dal cuore buono Jon Snow, i riccioli di Harington ondeggiano dietro di lui come un vessillo militare dando prova della mancanza di vanità di Snow. (Dopotutto, è troppo consumato dal dovere per tagliarsi i capelli). Sono i riccioli più irresistibili dai tempi di “Felicity”, ed è quindi una sorpresa che ora Harington li tenga corti e lisci all’indietro.

Ciò è dovuto al suo nuovo lavoro dopo la fine del “Trono”, nei panni del frustrato sceneggiatore Austin nello spettacolo teatrale americano di Sam Shepard, “True West” portato nel West End di Londra dal 4 Dicembre al 23 Febbraio. Ma per Harington, il taglio non è tanto un obbligo professionale quanto un’opportunità per iniziare a lasciarsi alle spalle Jon Snow.

“Per qualsiasi altro lavoro che ho avuto sino ad ora, c’è sempre stato un elemento contrattuale che mi legava a tornare al “Trono” con un aspetto simile. Non so dirti il numero di conversazioni che ho avuto con vari agenti riguardo ai capelli e se sarebbero ricresciuti in tempo”.

Era uno stile, un’identità che poteva essere soffocante a volte.

Girare uno show che presto sarebbe diventato il più famoso del mondo per il corso dei suoi vent’anni, l’ha lasciato sul precipizio dei trenta (ora ne ha 32), a chiedersi cos’altro gli rimaneva da realizzare.

“Una gran parte dei miei vent’anni, sono io con quell’aspetto. Le foto del mio matrimonio sono io con quell’aspetto. Per molto tempo verso la fine del “Trono” sentivo di voler essere un’altra persona ma ero intrappolato in quella forma”. “L’ultimo giorno di riprese”, dice Harington, “quando mi son tolto il costume è come se una seconda pelle mi fosse stata tolta È stato molto emozionante. Come se qualcuno mi esfoliasse di qualcosa.”

Game of Thrones ha reso Jon Snow un’icona di rettitudine in tutto il mondo. E ha fatto di Harington una delle stelle su cui si specula di più sul pianeta Terra, mentre i fan aspettano il ritorno dello show il 14 Aprile per vedere se Jon morirà (di nuovo), rivendicherà la corona o qualcosa nel mezzo.

Tutto ciò ha portato due tipi di pressioni su Harington; primo, essere all’altezza delle aspettative dei fan come centro morale della serie, secondo, sfidare queste aspettative facendosi strada verso qualcosa di più complesso rispetto ad una semplice icona.

“Al momento non sono molto motivato nell’interpretare ruoli di eroi. Ogni copione che leggo al momento riguarda personaggi con molte imperfezioni, degli antieroi. E non sempre finisce bene ai provini quindi dovrò lavorarci su per combattere questa idea che hanno di me.”

Ma diamo ad Harington ciò che è di Harington: dopo anni a girare scene di battaglia tra il bene e il male, di certo saprà come combattere.

Prima di essere completamente nel post- “Trono”, Kit deve ancora superare la messa in onda dell’ottava serie – i sei episodi finali che promettono di infiammare internet ogni domenica sera questa primavera.

“Sono stati molto arditi, penso sia il termine giusto… Avrebbero semplicemente potuto fissare lo stesso budget della scorsa serie ma hanno voluto fare di più.”

Harington crede che questa espansione di uno show che già di per sé è grandioso sia più che altro un modo per “stabilire che l’HBO può permetterselo” prima di un futuro spin-off. Il direttore uscente della rete dice a Variety che il prequel, con Naomi Watts fra le star, “è qualcosa di speciale. Non stavamo solo cercando di modificare i geni di quello che è stato “Il Trono di Spade” ma avevamo una nuova eccitante e fresca prospettiva che non ci lascia abbandonare il franchise.”

Il presidente della programmazione Casey Bloys, che invece rimane all’HBO, dice via email che il “Trono” è sia una preziosa parte del catalogo della HBO

“Sono sicuro che quando George R.R. Martin pubblicherà gli ultimi due libri, ci sarà un aumento della voglia dei fan di rivedere la serie di nuovo” – sia un modo per attirare i fan allo spin off, che inizierà le riprese questa estate. “Speriamo che ‘Il Torno di Spade’ avrà lunga vita all’HBO”, aggiunge.

Il “Trono” è diventato lo show più scrutinizzato al mondo, Kit è uno di quelli che scrutinizzano. Guarda ogni nuovo episodio da solo, e fa riferimento a vecchie scene in modo da poter seguire la sua performance assieme al lungo arco emotivo di Jon. Ciò che ha scoperto è che non è sempre soddisfatto.

“Riguardando il “Trono” nella sua entarietà, ci sarà un 70% delle scene di cui non sono contento. Mi sono messo il cuore in pace però.” L’ottava serie in arrivo rappresenta uno nuovo passo avanti. “So chi è ora, e sono contento di chi è diventato. Sento che questo è il più soddisfatto che potrò mai essere come Jon Snow.”

Jon non è facile da interpretare: sostiene idee influenti e risonanti – lealtà, tenacia, coraggio – ma non ha molte battute divertenti. Dovere ed eloquenza non coesistono facilmente.

Kit fa notare che il ruolo della Clarke e il suo sono unicamente difficili in uno show in cui i personaggi secondari rubano le scene.

“Siamo i due giovani personaggi principali, e ci sarà più pressione su quelle parti. Non siamo come Joffrey; non siamo così appariscenti. E avevo una sensazione dentro di me, nel bel mezzo delle riprese dello show: “Oh quanto vorrei avere qualche particolarità nel personaggio.”

Leggere le recensioni non ha aiutato. Il suo viso si fa intenso, i suoi baffi si arricciano mentre ricorda le prime recensioni.

“Ciò che ricordo è sempre ‘Jon Snow è noioso’. E questo mi ha colpito dopo un po’ perché io pensavo ‘Io lo adoro. È mio e adoro interpretarlo’. Alcune delle cose che son state dette riguardo al fatto che Jon non è interessante e meno appariscente mi sono rimaste sullo stomaco.”

È stato nominato agli Emmy per la sua performance nella sesta serie che include “La Battaglia dei Bastardi”, un episodio tecnicamente complesso in cui Jon ha cercato di salvare membri della sua famiglia ed in cui è venuto faccia a faccia con una nemesi tanto spietata quanto Jon è onesto nell’animo.

“Oggi, guardo indietro e penso, beh, è stata una c***o di parte fondamentale di tutta la storia,” dice Harington. “Jon era, e io sono, orgoglioso di essa. Mi ci è voluto tanto tempo per smettere di pensare, ‘Son la peggior cosa in tutto questo’.”

Le critiche, al livello che Game of Thrones ottiene, scombussolerebbero qualsiasi attore.

Emilia Clarke: “Parlando di esperienza, Kit è la mia controparte. Abbiamo più o meno la stessa età, e i nostri personaggi percorrono strade parallele, e noi, come attori, abbiamo percorso strade parallele. Entrambi abbiamo recitato in film d’azione stupidi di cui ci pentiamo e altre cose favolose di cui siamo orgogliosi, e siamo sempre tornati al “Trono”. Lui è la persona a cui chiederei “Come te la cavi? Stai bene?” Eravamo in sincronia, anche se stavamo girando in parti opposte del mondo.”

Eventualmente, I due si sono ritrovati a filmare la relazione amorosa a fuoco lento di Jon e Daenerys nella settima serie:

“La prima scena che abbiamo girato assieme, ci siamo entrambi messi a ridere. Perché mi stai guardando così strano e perché mi dici queste cose strane? Sei mio amico!” (Emilia ricorda che Kit faceva finta di avere conati di vomito durante le loro scene: “Oddio. Così facendo non rendi le cose più facili, caro.”)

Quando lo show è iniziato, Kit faceva parte di un gruppo di attori che comprendeva sia veterani come Peter Dinklage e Lena Headey ma anche attori alla loro prima esperienza.

In seguito, quando Jon è diventato il personaggio centrale della narrazione l’ansia che era stata schivata all’inizio ha compiuto un gran salto in avanti.

Il mio periodo più buio è stato quando lo show sembrava riguardare per lo più Jon, quando è morto e resuscitato, non mi piaceva che tutto si focalizzasse su Jon – anche se questo eliminava il mio problema di essere considerato l’anello debole. Quando diventi il cliffangher su cui si basa uno show televisivo, uno show che probabilmente è al culmine del suo potere, la pressione su di te è dannatamente terrificante

Nonostante si supponesse che il suo personaggio fosse stato ucciso nel finale della quinta serie, Kit era stato visto a Belfast:

“Hai gente in strada che ti urla ‘Sei davvero morto?’ e nel frattempo devi avere quell’aspetto. Tutte le tue nevrosi – e io sono nevrotico come un po’ tutti gli attori – peggiorano a quel livello di pressione.”

Anche se tutta questa attenzione rappresentava la preoccupazione nei confronti del personaggio che Kit interpretava, si era tramutata in qualcosa di più che una sfida professionale.

Non era un bel momento della mia vita. Pensavo di dovermi sentire la persona più fortunata del mondo, ma in realtà, mi sentivo molto vulnerabile. È stato un periodo un po’ incerto, ma penso sia così per molti ventenni. È il periodo in cui ho iniziato la terapia ed ho iniziato a parlarne con la gente. Mi sentivo molto insicuro e non parlavo con nessuno. Dovevo essere grato di ciò che avevo, ma ero incredibilmente preoccupato del fatto che forse non ero nemmeno in grado di recitare.”

Questa esperienza, in un graduale crescendo di fama dopo 5 anni, ha cambiato la prospettiva di Kit.

“È come quando sei ad una festa e la festa migliora e migliora. Poi arrivi al punto in cui pensi che sia il massimo. Non so cosa possa esserci meglio di così. E capisci che, beh, non c’è di meglio. Tutto qui. E il ‘meglio’ che puoi trovare sta nel lavoro e non nel divertimento intorno ad esso.”

Kit si descrive come “impacciato e Inglese”. Le locations della produzione del “Trono”, spesso lontane dalla civiltà e sempre molto sicure, sono lontane da questo tipo di pandemonio, e fa sembrare come se le sortite di Kit nella vita mondana lo lascino voglioso di ritornare sul set.

John Bradley, (Samwell Tarly) “eravamo 50 minuti fuori Reykjavik, in cima ad un ghiacciaio in mezzo al nulla. Potevamo essere a disagio insieme, parlare del freddo e farci ridere a vicenda – il fatto che l’uno aveva l’altro ci faceva sembrare tutto più facile. Sul set Kit è a conoscenza della sua responsabilità e sa che dipende da lui se giriamo la sequenza al primo colpo o meno – tutti lavorano sodo, ma se non va bene, il girato è sprecato. Sa di questa responsabilità tutto il tempo e sa come tenere alto lo spirito della crew. Dà l’esempio lavorando duro e ciò condiziona tutti sul set. “

L’ultima serie del “Trono” è stata girata per 9 difficili mesi.

“In condizioni climatiche estreme e in costumi dannatamente pesanti. Sono stato lì per tutto il tempo quest’anno. Altra gente andava e veniva mentre Jon Snow è stato lì per tutto il c***o di tempo.

 “Ci sono battute che possiamo capire solo tra noi grazie a alle relazioni che sono fiorite per 8 anni. Certe battute e scherzi non ci hanno ancora stancato ma durante l’ultima serie pensavo, “ora sono trite e ritrite”. Penso fosse così perché ormai vedevamo la fine arrivare. È un modo per distaccarsi da qualcosa: i rapporti si fanno più forzati, solo ai margini e cedono un po’. Oggi tutti si vogliono bene di nuovo.”

Ma dopo tutto lo stress delle riprese, dirsi addio non è facile.

Kit ha guardato il suo collega Peter (Dinklage) terminare le riprese “e l’ho visto scoppiare a piangere,”. Il giorno dopo, quando anche lui ha finito le riprese, ricorda “Ho provato una grande emozione nel petto e ho iniziato a frignare.”

Kit si è anche messo a piangere durante l’ultima lettura del copione della serie finale, vedendo “la fine del viaggio di Jon, qualunque essa sia… ero soddisfatto di come la storia fosse finita.”

Grazie allo show ha anche ovviato al bisogno di prendere decisioni basandosi solo su reputazione o soldi.

“Ho spuntato il quadratino alla grande. Se cercavo fama, che parlando onestamente, come tutti i giovani attori, cercavo – l’ho avuta! Se la mia carriera da qui in poi portasse a poca fama, a nessuna cerimonia dei premi, andrebbe bene lo stesso; ho avuto tutto.

Mentre i primi ruoli di Harington, lui stesso lo ammette, eran scelti basandosi solo sulla paga – “Ero come un coniglio davanti ai fari di un’auto pensando’ Oooh, quello sembra figo” – ora invece cerca ruoli più ricercati. Il suo lavoro più recente sul grande schermo è stato con il regista Xavier Dolan in “The Death and Life of John F. Donovan,” portato Festival Internazionale di Toronto lo scorso anno; altri truoli per giovani attori maschi con registi eccellenti sono scarsi al giorno d’oggi, e Kit non è al primo posto nelle liste dei direttori del casting.

“Al momento,” commenta, “mi aspetto che ad Aaron Taylor-Johnson vengano dati ruoli più interessanti, cupi e particolari piuttosto che a me. Devo arrivare al punto in cui posso provare alla gente che posso interpretarli anche io. Devo lavorare sodo per uscire dal personaggio eroico da piccolo schermo, e questa è una sfida, e va bene così.”

Ammira la carriera di altri attori britannici come Benedict Cumberbatch e Ben Whishaw, che accoppiano lavori personali a quelli di franchise.

“Non voglio essere come Bruce Willis, un eroe da film d’azione,” dice “e comunque penso che quei giorni siano finiti.” Si usa di più al momento, bilanciare due mondi, “Oh, ora faccio questo film con la Marvel così avrò tempo dopo di fare ciò che mi piace davvero e sento mio.’ Mi è successo così con Game of Thrones e non mi dispiacerebbe continuare.”

Una cosa che non farà più sarà una serie esigente come Game of Thrones.

“Dovrebbe essere straordinariamente speciale e dovrebbe essere girata qui a Londra,” dice. “Una corsa dei 100 metri, non una maratona lunga sei anni.” Qualcosa, magari, come l’ex co-protagonista dello show Richard Madden con la sua sensazionale serie da 6 episodi “Bodyguard”? “Sarebbe perfetto. ‘Bodyguard 3,’ magari.

La curiosità di Kit riguardo a cosa le persone pensano di lui, la sua tendenza a recensire le proprie interpretazioni e a leggere le sue critiche, è stata più o meno saziata.

“Ho dato molta importanza alle recensioni. Ho lavorato molto da allora e le recensioni menzionano sempre qualcos’altro. Quando si trattava di ‘War Horse’ parlavano del cavallo. In questo, erano positive, ed erano positive su me e Johnny. Ho capito dopo aver letto le recensioni che non ho più bisogno di leggerle. Probabilmente avevo bisogno di leggere qualcosa di carino su di me da qualche parte.”

La sua espressione così intensa si schiarisce un po’.

“Mi sono sentito come se si fosse andati oltre ‘ È quel tizio del “Trono di Spade”’ Non sono solo un tizio della TV. Sono un attore indipendente, ed è una bella sensazione.”

Tradotto (fonte): da Giulia G.
Editing: Quinn

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